sabato 11 febbraio 2012

PRIMARIE USA: LE LOBBY CENSURANO RON PAUL

di Enrica Perucchietti
Il 14 dicembre 2007 il giornalista investigativo, ex agente KGB, Daniel Estulin rivelò di essere stato messo al corrente, da fonti interne ai servizi segreti statunitensi, dell’esistenza di un piano per eliminare il candidato repubblicano Ron Paul. Estulin spiegò che l’esponente della Destra Libertaria si stava spingendo troppo oltre, rischiando di diventare una vera e propria minaccia per i Gruppi di potere americani.
Le rivelazioni pubbliche di Estulin, diffuse a mezzo radio da Alex Jones, salvarono forse la vita a Paul che dopo la candidatura del 1988 tornava  in quei mesi alla ribalta: un “incidente” non sarebbe certo potuto passare inosservato. Se le rivelazioni di Estulin erano vere, siamo tenuti a credere che le lobby siano state costrette a cambiare strategia, adottando un atteggiamento di censura che ha raggiunto il suo apice con l’esclusione da parte di Fox News di Paul dal dibattito tra i candidati che si tenne il 6 gennaio 2008, nonostante egli fosse dato come uno dei protagonisti delle primarie in New Hampshire che si sarebbero tenute due giorni dopo. L’apice delle macchinazioni mediatiche però avvenne il 19 gennaio durante gli scrutini dei caucus in Nevada, dove Paul era riuscito a sorpresa ad affermarsi secondo con il 14% dei voti: la Fox, ancora una volta, nella grafica riassuntiva delle posizioni tralasciò di inserire il nome e la percentuale raggiunta da Paul, inserendo invece Mike Huckabee che si era affermato al quarto posto con l’8%. Voci di frodi si sono poi susseguite in Iowa e in altre contee del New Hampshire, dimostrando come il sistema si stava opponendo con tutti i mezzi alla candidatura di Paul.
La censura incontrata nel 2008 si sta ripresentando ora in merito alle nuove primarie che dovranno decidere quale sarà il candidato repubblicano che affronterà l’uscente Presidente Obama alle elezioni presidenziali del 6 novembre prossimo.
Chi non conosce Paul si starà chiedendo per quale motivo le lobby americane dovrebbero osteggiare il candidato repubblicano, che lo stesso McCain definì come «l’uomo più onesto del Congresso».
Medico ginecologo, classe 1935, Paul si è meritato diversi appellativi tra cui Dr. No, Mr. No e Campione della Costituzione per la sua battaglia a difesa dello spirito originario della Costituzione.
Oppositore dei Neocon, Paul appartiene alla corrente libertariana del partito repubblicano: è fautore del ripristino del sistema aureo e dell’abolizione della Federal Reserve, da lui considerata un organo incostituzionale; è propenso a un totale libero mercato, a una bassa, quasi nulla tassazione sul reddito e al taglio radicale delle spese militare.
Paul, infatti, è la nemesi dei vari Reagan, Clinton, Bush od Obama che si sono succeduti negli ultimi decenni, legati a Wall Street, alla massoneria, CIA, trilaterale, Bilderberg: è un non interventista e vorrebbe il ritiro immediato di tutte le truppe americano dal Medio Oriente e dall’Europa (compresa la fine dell’embargo su Cuba). Come se non bastasse è contrario alla pena di morte, ai provvedimenti di restrizione della privacy introdotti da George W. Bush e confermati da Obama, come il Patriot Act, e propone il ridimensionamento dell’FBI e della CIA.
A differenza di Obama che presentatosi sulle scene mondiali come un outsider della politica, un Messia multietnico che avrebbero racimolato finanziamenti via internet ma è stato invece sostenuto dalle lobby di Wall Street e dalla CIA, le campagne elettorali di Paul si sono davvero sviluppate tramite il web, tanto da aver spinto alcuni a dichiarare che «internet found Ron Paul». Per quanto sia diventato ormai un paladino dei diritti, la battaglia contro un Obama, che nella passata campagna elettorale spese 180 milioni $ soltanto in inserzioni pubblicitarie, è improba.
All’opposto della dottrina espansionistica Bush-Cheney, Paul vorrebbe riportare a casa tutte le truppe, dimostrandosi quel pacifista che Obama ha rivelato in breve tempo di non essere, tanto che il suo Premio Nobel alla Pace è stato messo in discussione con un’inchiesta che intende verificare eventuali pressioni sulla Giuria. Pressioni che porterebbero il marchio di quei Gruppi di potere che non possono permettere di veder affermarsi un politico integerrimo che, come Lincoln prima e JFK poi, si spingerebbe addirittura a eliminare la Federal Reserve e a ripristinare quel decreto presidenziale 11110 che riportando la parità aurea e facendo stampare direttamente dal Dipartimento del Tesoro la moneta, manderebbe in fumo i guadagni criminali provenienti dal signoraggio bancario che incide sul deficit pubblico che pesa sugli USA come una spada di Damocle e che, secondo la visione geopolitica del mentore di Obama, Zbigniew Brezezinski, impone che l’impero americano continui a espandersi per poter sopravvivere.

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