domenica 6 settembre 2009

UN BABY ALIENO IN TRAPPOLA

di Enrica Perucchietti e Paolo Battistel


Le immagini ormai sono passate nei telegiornali e negli speciali di mezzo mondo. I Format messicani che hanno battuto in lungo e largo i luoghi dell’evento riportano la notizia come “il mistero del terzo millennio”... I cuccioli degli alieni scorrazzano liberamente per il nostro mondo?
Ci troviamo veramente di fronte ad una scoperta di tale portata? O si tratta dell’ennesima bufala? Una montatura per screditare ancora una volta il campo dell’ufologia agli occhi delle masse? Può essere invece la prova dell’esistenza sulla terra di una razza proveniente da un altro pianeta o da un’altra dimensione? Oppure il frutto di un esperimento genetico di laboratorio? E se fosse un ibrido umano-rettiliano? O, ancora, un anello mancante dell’evoluzione? Prima di scomodare David Icke e John Rhodes, cerchiamo di mettere ordine ai fatti che in questi ultimi giorni sembra che abbiano assunto una piega inimmaginabile...

Trappola per Topi...
In Messico, nella città di Toluca, nota al grande pubblico per i continui avvistamenti ufo, si è verificato un singolare incontro del terzo tipo.
Il giorno 11 maggio del 2007, Marao Lopez, proprietario di una fattoria nella zona rurale ai margini della città, stava andando a verificare se durante la notte le trappole, messe per i ratti che infestano la regione, fossero scattate quando si rese conto che su una era rimasta imprigionata una creatura di tutt’altro genere. Si trattava di un essere umanoide alto all’incirca 30 centimetri che emetteva dei forti urli striduli.
Il signor Lopez pare sia rimasto molto impressionato dalla cosa, tanto che decise di imbalsamare quella creatura tanto insolita. L’uomo per non rovinarne il corpo tentò a più riprese di affogarla ma la creatura parve non soffrire particolarmente la cosa. Il fattore riferì poi che la sua preda riusciva a respirare come un anfibio. Dopo altri inconcludenti tentativi l’essere venne ucciso e imbalsamato per la personale bacheca dell’uomo.
Il mistero “degno di un thriller esoterico” si infittisce qualche mese più tardi quando l’uomo viene trovato morto dentro la sua auto carbonizzata. Secondo alcune perizie svolte qualche mese più tardi da Joshua P. Warren, un ufologo piuttosto noto nel panorama americano, l’auto con il povero malcapitato all’interno avrebbe bruciato ad una temperatura molto superiore a di quella di una semplice combustione. I sospetti di un omicidio dai tratti fantascientifici inizia così a circolare.
Una morte simile si trasformò in una efficace cassa di risonanza per il Segreto dell’agricoltore e presto giunsero nella fattoria dei Lopez ricercatori da tutto il Messico per studiare il caso. Sottoposta a continue pressioni la vedova Lopez accettò di vendere lo strano cimelio del marito. La creaturina imbalsamata fu ceduta a un’equipe di ufologi messicani tra i quali il famoso Jaime Maussan. La storia è stata così divulgata come la conosciamo noi proprio da questo esperto ufologo cinquantaseienne, pronto a scommettere tutta la sua carriera sull’autenticità del corpo. L’uomo sostiene inoltre che Lopez aveva riferito a familiari e amici che quand’era sopraggiunto nella zona delle trappole un’altra creatura, identica a quella imprigionata, era fuggita via svanendo tra la vegetazione.
Nei mesi successivi il corpo dell’essere fu sottoposto a una serie di perizie incrociate da specialisti di differenti campi, un patologo, un antropologo, un odontologista e un perito forense.
Il corpo riferì agli studiosi numerose risposte: in primo luogo ci si accorse che si aveva di fronte un carnivoro, con sviluppati incisivi adatti a strappare la carne ma privi di alcun tipo di radice, ma ciò che più sconvolse il nucleo di ricercatori giunse dai risultati dell’analisi condotta dal dott. Jesus Higuera a capo del Dipartimento Radiologico dell’Istituto di Nutrizione Messicano, che asserì con totale certezza che «Non si tratta di un Primate».
Dai primi risultati delle analisi condotte presso i laboratori dell’Università di Città del Messico, il dna della creatura non sarebbe riconducibile al dna di nessuna creatura vivente… Prima di balzare dalla sedia e in attesa della prova scientifica definitiva che sveli la vera identità della creatura, le analisi morfologiche dell’essere parlano da sé.
Quello che è stato definito dai più il “Baby Alieno” presenta infatti una conformazione scheletrica che sintetizza tratti umanoidi e quelli di un vero e proprio rettile, senza dimenticare la capacità respiratoria dimostrata dall’essere sott’acqua. Un ibrido umano-anfibio capace di camminare eretto sulla terra ma di sopravvivere anche per lungo tempo in acqua?
Il cranio è forse il tratto fisico che più lo distanzia dalle conformazioni dalle altre specie terrestri avendo la parte posteriore di questo particolarmente sviluppata e allungata, sintomo secondo gli specialisti di un’intelligenza acuta.
Probabilmente siamo vicini all’epilogo del nostro thriller. Il corpo del Baby Alieno si trova ora in Spagna, a Granada, dove in un centro specializzato si sta cercando di risalire con certezza al DNA dell’essere dopo che numerosi tentativi di questo genere non sono ancora riusciti a sciogliere l’arcano. Anche se i risultati di Città del Messico fanno ben sperare…

Un’onda inarrestabile...
La vicenda è ora giunta in Italia e, diffusa attraverso il servizio di Studio Aperto dell’1 Settembre, ha fatto capolino in Europa soprattutto grazie al servizio confezionato dall’emittente tedesca Bild che ha seguito nei giorni scorsi il clamore che il ritrovamento aveva fatto negli stati ispanici.
Attraverso le correnti del web e della tv la notizia ha ormai una portata mondiale anche se la sua attendibilità ha messo le testate giornalistiche nazionali in una posa di relativo scetticismo. Il passato ha insegnato a proceder con calma. L’entusiasmo iniziale e i proclami autenticità per il filmato dell’autopsia aliena Santilli, il video di divulgato da Victor dell’interrogatorio di un’EBE sopravvissuta a un UFO Crash, le molteplici carcasse di chupacabras rinvenute a Elmendorf e Cuero in Texas rivelatesi poi dei falsi, gli svariati avvistamenti del Mothman o del Ropen in Papua Nuova Guinea, solo per fare qualche esempio, hanno sollevato più dubbi che certezze. Almeno negli scettici. Senza fornire ancora alla dottrina dell’ufologia risposte conclusive.
Singolare risalto ha avuto anche in Romania dove nei network nazionali si era dato grande spazio nei mesi scorsi al dibattito sugli scheletri di dimensioni gigantesche ritrovati vicino ai monti Bucegi (vedi Fenix e Xtimes di Luglio). Il canale Antena 1 ha trasmesso nei giorni scorsi un lungo speciale sul Baby Alieno che ha tenuto incollato alla sedia per ore i telespettatori ancora scossi dalle rivelazioni precedenti.
In questi giorni la notizia sembra stia passando anche in Oriente dove Cina e Giappone paiono pronte ad assumere il ruolo di potenti ripetitori per quell’area.

Rettiliani, venusiani, chupacabras e anfibi
Proprio nel regno del Sol Levante le dichiarazioni di Myuki, la moglie del primo ministro Yukio Hatoyama su un presunto rapimento alieno hanno avuto grande risonanza. Per quanto riguarda non i Venusiani protagonisti dell’abduction della first lady, ma dei rettiliani, il Giappone vanta nel campo mitologico leggende inerenti il mostro Tsuchinoko, essere dalle sembianze di serpente lungo tra i 30 e gli 80 cm. Ma sono il Ryu, essere per metà rettiliano per l’altra umanoide e il popolo mitologico dei Kappa, creature anfibie umanoidi, a ricordare di più per le loro caratteristiche fisiche la creatura messicana. E se il pensiero in campo mitologico corre subito ai Naga indiani o ai Puck della mitologia anglosassone, c’è da ricordare che in America i nativi Hopi si tramandano racconti sull’esistenza di una razza di uomini rettile che vivrebbe sottoterra e chiamati Sheti o “Fratelli Serpente”. E ancora, se le testimonianze relative al famigerato chupacabras lo descrivono dall’aspetto simile a un canide, sono molti i testimoni che hanno descritto l’essere dalle fattezze invece simili a quelle di un rettile umanoide. Nel campo dell’ufologia i racconti di addotti relativi alle specie rettiliane o ibride riferiscono in genere di creature imponenti dall’altezza superiore alla media se non addirittura oltre i 2 metri, siano essi provenienti da Orione, Zeta Reticuli, Bellatrix o Alpha Draconis (a parte gli alieni rettiliani dalla testa sottile e allungata e la pelle grigio-chiara autori del presunto rapimento dell’agente di polizia Herbert Schirmer nel 1967 ad Ashland in Nebraska, descritti sotto ipnosi di media altezza, intorno ai 1,4 metri). Nella casistica delle razze rettiliane c’è però da distinguere quella dei cosiddetti piccoli anfibi, dotati della capacità di respirare sott’acqua proprio come il piccolo alieno messicano, e a cui apparterrebbero alcune creature sui 90 cm viste da Betty Andreasson durante alcune delle sue ripetute abductions.

Un precedente sugli Urali
E’ stato il ricercatore del GUFOA Zaza Edilashvill a rendere noto al mondo 13 anni fa il rinvenimento di una creatura simile al bebè alieno messicano. Nel villaggio di Kashtim, sui monti Urali, nell’agosto del 1996 un’anziana signora trovò in fin di vita un essere minuscolo dalle fattezze ibride. Pensando che fosse un neonato malformato lo portò a casa per curarlo, ma dopo appena due settimane di attenzioni la donna si ammalò misteriosamente e fu ricoverata d’urgenza in ospedale dove morì poco dopo. Anche l’essere abbandonato a se stesso non sopravvisse. La morte della piccola EBE segnò l’inizio del mistero. Lungo appena 21 cm e pesante circa mezzo chilo, il corpo venne ripreso dalla polizia di Kashtim con una videocamera VHS. In seguito il cadavere in custodia presso la polizia sarebbe passato nelle mani del KGB. Da allora se ne sono perse le tracce. Nessuna analisi, nessun riscontro scientifico. Solo di recente l’emittente georgiana, la TBU, ha reso pubbliche le immagini girate dalla polizia alimentando dubbi, paure e fantasie.

L’alieno di Portorico
Un altro caso simile di ritrovamento/uccisione di una piccola creatura mostruosa risale al 1979 ed è noto come l’xfiles dell’“Alieno di Portorico”. A rendere pubblico il caso fu l’ufologo Jorge Martin che raccontò di due ragazzi che si erano imbattuti in un gruppo di piccole creature nei dintorni di una caverna di Tetas de Cavy. Allo stupore dei due amici seguì la repentina aggressione da parte di uno degli esseri che afferrò il piede di uno dei due ragazzi. Ad avere la peggio fu proprio il piccolo aggressore che finì con il cranio fracassato da un bastone. Raccolto il cadavere della creatura e dispersi gli altri mostriciattoli nel buio delle caverne, i due amici scapparono e una volta a casa misero il corpo in contenitore pieno di alcool che poi portarono da Wito Morales impresario di pompe funebri. Quest’ultimo lo travasò in un barattolo contenente formalina per evitarne la decomposizione. Il barattolo venne affidato alla custodia di Osvaldo Santiago, ufficiale della Polizia locale, che, dopo aver indagato sull’aggressione ai danni dei due giovani e alla conseguente uccisione dell’essere, lo aveva trattenuto come prova dell’indagine. Dubbioso sull’origine della creatura Santiago interpellò un chimico forense, il dottor Calixto Perez che dichiarò che il corpo non poteva essere quello di un feto: il cranio troppo sproporzionato rispetto al corpo, l’assenza di naso e orecchie di tipo umano, gli occhi a mandorla grandi e incavati come quelli di un gatto, la bocca senza labbra né denti e le braccia molto lunghe lo portavano a pensare a un’entità extraterrestre!
La creatura aveva inoltre le mani palmate con 4 dita terminanti con lunghi artigli e la pelle lucida e verdastra. Per non parlare della pelle grinzosa come quella di un vecchio. Altro che feto! Le conclusioni del chimico non avrebbero però potuto avere riscontro nelle analisi di laboratorio perché due uomini presentatisi come membri della Nasa requisirono il barattolo con il piccolo corpo, di cui rimangono solo alcune foto scattate dal principale della moglie di Osvaldo Santiago.