lunedì 13 ottobre 2003

L'AFFAIRE FULCANELLI

di Enrica Perucchietti


Fulcanelli è senz’altro il più famoso alchimista del XX secolo; la sua fama leggendaria lo ritrae come il più grande Iniziato del ‘900, autore di due opere tanto misteriose quanto controverse che, secondo gli Adepti, i cultori e gli specialisti dell’Ars racchiuderebbero il segreto della Grande Opera. Le opere firmate col nome di “Fulcanelli” sono Le Mystere des Cathédrales del 1926 e Les Demeures Philosophales del 1930, entrambe curate e introdotte dalle prefazioni del più famoso discepolo di Fulcanelli, Eugène Canseliet che non rivelò mai la vera identità del maestro; al momento della loro prima pubblicazione e per un trentennio circa, furono testi praticamente introvabili, in quanto stampati in numero di 250-300 copie, fino alla ristampa effettuata ad opera dell’Omnium Littéraire nel 1957-8.


Il nome di “Fulcanelli” uscì dai circoli esoterici specialistici parigini per acquisire notorietà internazionale grazie a Louis Pauwels e Jacques Bergier che nel 1960, nel loro Le Matin des Magiciens, contribuirono ad accrescere il mito dell’alchimista rendendone immortale la fama. Nel Mattino dei Maghi Pauwels riferisce dell’incontro dell’amico Bergier con un alchimista; Bergier aveva ottime ragioni per credere che fosse proprio Fulcanelli. Quest’uomo misterioso lo avvertì dei pericoli della ricerca sull’energia nucleare a cui stava lavorando e gli spiegò che il segreto dell’alchimia consiste nell’esistenza di un mezzo per manipolare la materia e l’energia in modo da produrre ciò che gli scienziati contemporanei chiamerebbero “campo di forza” e che agisce sull’osservatore mettendolo in una situazione privilegiata di fronte all’universo, punto dal quale egli ha adito a realtà che lo spazio, il tempo e la materia abitualmente nascondono. Al contempo la pietra filosofale e la trasmutazione dei metalli non sarebbero altro che applicazioni, casi particolari della Grande opera: l’essenziale, infatti non sarebbe la fabbricazione dell’oro, ma la trasmutazione dello sperimentatore stesso.
Pauwels raccontò inoltre di aver incontrato anch’egli un alchimista al caffè Procope nel 1953 e, dopo una conversazione a proposito di Gurdjiev, di averlo interrogato riguardo a Fulcanelli; l’alchimista gli avrebbe rivelato che Fulcanelli non era morto, sostenendo che l’alchimia permetterebbe di vivere infinitamente, più a lungo di quanto si possa immaginare. E di cambiare aspetto. Egli sostenne di saperlo con certezza per averlo sperimentato con i propri occhi; allo stesso modo confermò la realtà della pietra filosofale.
Ma non possiamo dimenticare che la data di nascita di Fulcanelli era stata collocata da Canseliet nel 1839! Se l’alchimista incontrato da Pauwels avesse avuto ragione, Fulcanelli nel 1953 avrebbe dovuto avere all’incirca 113 anni…

Svelato l’enigma?
Recentemente un’autrice francese studiosa di alchimia avrebbe risolto l’enigma della vera identità di Fulcanelli, dedicandosi a una minuziosa ricerca nel mondo segreto e misterioso dell’esoterismo otto-novecentesco e all’analisi di documenti inediti. L’anonimato dell’autore delle Dimore Filosofali e del Mistero delle cattedrali sembrava opporre una resistenza a tutte le indagini degli studiosi, finché Geneviève Dubois, sulla base di lettere, testimonianze e di una dettagliata e paziente ricerca all’interno dell’ambiente esoterico al quale appartiene, ne ha svelato l’identità: Fulcanelli sarebbe stato in realtà Jean-Julien Champagne, alchimista, artista e pittore parigino, maestro di Canseliet, nato nel 1877 e morto nel 1932 all’età di cinquantacinque anni. Champagne avrebbe però goduto di una ventennale e feconda collaborazione con René Schwaller de Lubicz, esoterista ed egittologo a cui avrebbe “rubato” l’idea e i manoscritti originali dei Misteri delle cattedrali e delle Dimore Filosofali per dettarli all’ignaro Canseliet, che, in buona fede, li avrebbe fatti pubblicare nel 1926 e nel 1930.
René Schwaller giunse a Parigi nel 1910, divenendo un allievo di Matisse; a questo periodo risale il primo contatto con l’ambiente occultista parigino e l’incontro con Champagne. Quest’ultimo, appartenente a un circolo ermetico, aveva ritrovato, nel 1913, all’interno di un raro esemplare degli scritti di Newton, un manoscritto di sei pagine, che stimò essere del 1830. Esso conteneva il segreto delle manipolazioni alchemiche che avevano permesso la realizzazione dei famosi colori blu e rossi utilizzati nelle vetrate della cattedrale di Chartres. Invano tentò di decifrarlo passando molte ore in laboratorio. Proprio in quel periodo decise di avvicinare Schwaller, conoscendo il suo interesse per l’alchimia e le sue conoscenze chimiche. Gli propose, dunque, la lettura del manoscritto e un’eventuale collaborazione. Schwaller ne rimase colpito e, nonostante non stimasse Champagne, decise di stipulare un accordo con lui: Schwaller avrebbe versato una somma mensile al pittore per la sua sussistenza, in cambio della quale Champagne avrebbe lavorato all’aspetto operativo. Il futuro egittologo avrebbe invece tentato di chiarire la teoria, e Champagne, ottimo manipolatore di laboratorio, avrebbe condotto a termine gli esperimenti. Nel contratto era stata però stipulata una clausola: qualsiasi cosa fosse successa, nessuno avrebbe dovuto sapere dell’esistenza di questo patto, alla cui conclusione si sarebbero separati senza rivelarne a nessuno l’esistenza e senza affrontarne più l’argomento.
Champagne proseguì nei suoi esperimenti anche dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale che vide la mobilitazione di Schwaller in un laboratorio dell’esercito. Fu proprio nel 1916 che l’allora sedicenne Eugène Canseliet, venne presentato a Champagne, divenendone presto l’allievo.

Secondo la Dubois Champagne avrebbe ordito, per tutta la vita, la tela destinata a consacrare il mito di Fulcanelli, tenendo vive per anni le voci sul suo adeptato; se in molti hanno dubitato anche della sincerità del fedele discepolo, la Dubois scagiona invece Canseliet, sostenendo che egli non sarebbe stato che l’oggetto di una manipolazione della quale era troppo giovane e fiducioso per aver coscienza. Egli credeva realmente che Champagne fosse un Maestro, il “Fulcanelli” autore delle opere date alla stampa, mentre il vero autore e iniziato non era altri che René Schwaller. Bergier, infatti, dopo aver scoperto di essere affetto da un male incurabile, rivelò che la vera identità di Fulcanelli era proprio Schwaller de Lubicz. Canseliet si rese conto dell’inganno solo dopo la morte di Champagne e, deluso dall’accaduto, scrisse, il 4 dicembre 1933, una lettera a Schwaller de Lubicz biasimando il comportamento del defunto “maestro”.
Canseliet sarebbe stato dunque una pedina inconsapevole di uno “scherzo” destinato a prendere una piega che, forse, non era stata prevista nemmeno dai suoi artefici. Egli ha rivestito sicuramente un ruolo di prim’ordine nella trasmissione del mito e delle opere di Fulcanelli. Grazie al maestro egli era stato introdotto nell’ambiente occultista parigino godendo dell’opportunità di conoscere i grandi rappresentanti dell’esoterismo francese. Nel settembre del 1922 assistette alla prima trasmutazione operata da Fulcanelli nella centrale del gas di Sarcelles; eseguì lui stesso la proiezione sotto le direttive del maestro. Sebbene questa trasmutazione non segnasse il compimento dell’Opera, essa ne costituiva una fase importante. Sempre nel 1922 Schwaller lasciò Parigi, interrompendo ogni rapporto con l’ambiente esoterico, continuando però a versare la mensilità convenuta a Champagne.
Una delle prove a sostegno dell’identificazione di Fulcanelli con Schwaller è la testimonianza di Canseliet della partenza del leggendario alchimista nel 1922 e del suo ritorno nel 1952: Schwaller partì da Parigi proprio nel 1922 e tornò definitivamente in Europa, dopo il suo soggiorno in Egitto, durato quindici anni, nel 1952. Le date coincidono. Canseliet attestò inoltre di una seconda trasmutazione, avvenuta nel 1927 nel castello di Léré, esperimento che vide la scomparsa definitiva di Fulcanelli.

Il Mistero delle Cattedrali
Durante gli anni della guerra passati a Parigi, Schwaller aveva redatto un manoscritto su un soggetto che gli stava molto a cuore: le cattedrali gotiche e il simbolismo alchemico. Ingenuamente egli lo mostrò a Champagne che, dimostrandosi interessato all’argomento gli propose di sottoporre il lavoro a un editore. Schwaller, fiducioso, gli prestò il documento che Champagne gli promise di restituire rapidamente. Invece egli lo tenne per diversi giorni, dopodiché lo restituì a Schwaller, informandolo che il suo saggio rivelava troppi segreti e che non poteva essere pubblicato. Nel frattempo Schwaller si accingeva a partire per la Svizzera con la moglie Isha, dove, in compagnia di alcuni amici fidati, avrebbe fondato una stazione scientifica denominata Suhalia, una sorta di monastero iniziatico fornito di un avanzatissimo laboratorio chimico, di un osservatorio astronomico e dell’attrezzatura necessaria per le ricerche fisiche. Gli studi sulle piante condussero il gruppo scientifico di Suhalia a una farmacopea omeopatica che per sette anni, fino al 1927, Schwaller insegnò ai membri della comunità.
Durante il suo soggiorno in Svizzera Schwaller continuò a spedire regolarmente la rendita promessa a Champagne per le sue ricerche; costui nascondeva ai suoi allievi, a Canseliet e all’inseparabile amico e collega Pierre Dujols, i suoi rapporti con Schwaller. Aveva infatti chiesto a quest’ultimo che i loro incontri non si svolgessero mai in presenza di qualcuno del suo gruppo; in questo modo nessuno poteva presentire che dietro gli scritti e le ricerche in possesso di Champagne si nascondesse invece la penna di Schwaller.
Champagne iniziò ad approfondire il lavoro di Schwaller sulle cattedrali gotiche, intraprendendo viaggi per studiare con attenzione e riprodurre le sculture di origine medievale che gli sembravano possedere un significato alchemico. Grazie agli appunti di Schwaller sui rapporti tra Notre-Dame de Paris e il simbolismo ermetico, giovandosi della collaborazione e della straordinaria erudizione dell’amico Dujols, Champagne diede inizio alla stesura dell’opera. Fu così che il 15 giugno 1916, Le Mystère des Chatédrales venne pubblicato a Parigi, sotto lo pseudonimo di Fulcanelli, da Jean Schémit; l’episodio destò lo stupore di Schwaller, allora in Svizzera, che, riconosciuto il suo lavoro, avrebbe riferito in seguito in una lettera inidirizzata ad André Vandenbroeck: ”Fulcanelli ha preso le mie idee, me l’ha fatta”. Schwaller, secondo Vandenbroeck, chiamava sempre Champagne col nome di Fulcanelli. Secondo la Dubois Dujols, essendo un uomo di saldi principi, leale e sincero, era probabilmente all’oscuro della provenienza delle annotazioni presentategli da Champagne.
Nonostante avesse scoperto l’inganno, Schwaller non serbò rancore a Champagne, continuandogli a versare la somma pattuita per le ricerche sulle vetrate di Chartres.
Nel 1926 morì Pierre Dujols; la moglie aveva dato a Champagne l’intero schedario alchemico redatto dal marito riguardo i monumenti a carattere alchemico. Dujols malato e costretto a letto aveva affidato a Canseliet il compito di ordinare gli appunti e di redigere l’opera che, una volta sottoposta alla revisione di Champagne, venne presentata all’editore Schémit che la pubblicò il 15 settembre del 1930 con il titolo di Les Demeures Philosophales. Secondo la Dubois il libro sarebbe opera di Champagne e Dujols; soltanto dopo la morte del maestro Canseliet si sarebbe permesso di introdurre delle modifiche alle seguenti riedizioni. Con l’espressione “Dimora Filosofale” Fulcanelli intendeva qualsiasi supporto della verità ermetica, qualunque fosse la sua natura e la sua importanza.

L’alchimia e l’arte gotica
Le opere pubblicate sotto lo pseudonimo di Fulcanelli possono essere intese come un eccellente compendio di scienza ermetica attraverso lo studio dell’arte gotica. L’alchimia viene definita dall’autore come la ricerca della perfezione e il risveglio della vita assopite sotto il peso della materia. Lo scopo alla base delle operazioni ermetiche è la permanente purificazione che conduce alla trasmutazione dell’Adepto. Come spiegato da Canseliet e attestato dalla mitologia concernente i maghi-alchimisti di tutte le epoche e tradizioni, l’Iniziato che abbia conseguito la pietra filosofale è in grado di compiere “miracoli”, di prolungare indefinitamente la propria vita, di prevedere sciagure, malattie, perfino la violenza criminale.
A partire dal Mistero delle Cattedrali, Fulcanelli intreccia l’esame delle chiese gotiche francesi, Notre-Dame de Paris, la cattedrale di Amiens e quella di Bourges, all’esposizione dei significati occulti dei simboli e dei miti esoterici e delle pratiche alchemiche. Scopo dichiarato dell’autore è illustrare il significato originario e reale della scienza alchemica e, al contempo, ristabilire il valore straordinario dell’arte gotica e della cultura medievale, dimostrando il carattere falso e artificioso delle critiche mosse al medioevo dagli storici e scrittori, a partire dal Rinascimento.
L’arte gotica parla una lingua di pietra chiara e sublime, che attesta la falsità delle accuse che dipingono il medioevo come un’epoca buia, ricca di sciagure e barbarie; la cattedrale si presenta come un’enciclopedia di tutto il sapere medievale, perfettamente completa, talvolta ingenua, ma sempre nobile, vivente. Queste “sfingi” di pietra sono da considerarsi dei veri e propri educatori, degli iniziatori di prim’ordine alla scienza tradizionale, al patrimonio ancestrale. Così Notre Dame de Paris, chiesa filosofale, è senza possibilità di smentita, uno dei più perfetti prototipi del genere, testimone incontrastato del sapere ermetico. Gli alchimisti del XIV secolo s’incontravano una volta alla settimana nel giorno di Saturno, nei pressi della cattedrale e ognuno di essi illustrava a turno il risultato dei suoi lavori, spiegando l’indirizzo delle sue ricerche, facendo attenzione a non far trapelare il segreto dell’Opera ai profani che ne avrebbe potuto fare cattivo uso.
La chiesa gotica è così il tempio alchemico per eccellenza; essa costituisce la glorificazione muta, ma espressa con immagini dell’antica scienza ermetica. Le cattedrali gotiche furono costruite dai framassoni per assicurare proprio la trasmissione dei simboli della dottrina ermetica; gli artisti del medioevo testimoniano come questo periodo non conobbe per niente le tenebre dell’oblio della conoscenza e delle miserie umane, ma vide, al contrario, il fiorire di eccezionali opere filosofiche e di trattati ermetici.

Riuscita dell’esperimento
Nel 1930, dopo diciannove anni di ricerche Champagne e Schwaller de Lubicz riuscirono finalmente a ottenere in laboratorio la fabbricazione dei blu e dei rossi delle vetrate, come quelli che si possono osservare nella Cattedrale di Chartres. Il successo dell’opera avrebbe dovuto condurre all’ottemperamento del patto stipulato vent’anni prima, secondo il quale le strade dei due collaboratori si sarebbero definitivamente separate e Schwaller avrebbe smesso di inviare al collaboratore il versamento della mensilità. Ma in seguito alla riuscita dell’esperimento Champagne cambiò completamente; raggiunto uno stato di costante eccitazione, decise di continuare su questa strada e di ripetere l’operazione. Per un anno Champagne, che si scoprì malato, mantenne la parola data e non fece allusioni alle loro ricerche di laboratorio. Egli desiderava però svelare tutto ai suoi discepoli e avvertì Schwaller dell’intenzione; quest’ultimo tornò a Parigi nel 1931. Quando si incontrarono Schwaller ricordò a Champagne il patto e gli propose, in cambio del suo silenzio, di continuare ad aiutarlo finanziariamente.
Nell’agosto del 1932 Champagne inviò una lettera a Schwaller in cui precisava la data della riunione con i discepoli; pochi giorni prima di questa data Schwaller tornò a Parigi, si diresse da Champagne e lo trovò a letto con la pelle nera: aveva una gamba in cancrena. Dopo aver riflettuto Champagne si mostrò pentito e chiese all’amico di portar via tutte le carte dei suoi lavori e il manoscritto che aveva dato origine alla loro collaborazione. Fu il loro ultimo incontro, perché Champagne morì l’indomani, il 26 agosto 1932. Tre giorni dopo la dichiarazione della sua morte, Champagne venne seppellito nel cimitero di Arnoiulle-les-Gonesse. La sua lapide che è stata successivamente tolta o rubata recava questo epitaffio: APOSTOLUS HERMETICAE SCIENTIAE, le cui iniziali AHS sono le stesse che compaiono nelle firma di Fulcanelli. Nel 1938 Schwaller de Lubicz si trasferì a Luxor con la sua famiglia, dove consacrò quindici anni allo studio dell’egittologia, delle tombe faraoniche e dell’esoterismo egiziano. Ritornò nel 1952 a Plan-de-Grasse dove morì il 7 dicembre 1961.

Il dubbio rimane
Se dietro agli scritti firmati col lo pseudonimo di Fulcanelli si nascondeva in realtà il sodalizio tra Champagne, Dujols e Canseliet, risulta però difficile comprendere alcune successive testimonianze di Canseliet. Costui, in seguito alla morte di Champagne, venne a conoscenza dell’inganno ordito nei confronti di Schwaller e scrisse una lettera a quest’ultimo dove gli confessava tutto il rammarico per la condotta del maestro. Se Fulcanelli non era altri che Champagne, non si spiega innanzitutto il motivo per cui, saputa la verità sull’origine delle opere edite con il nome di Fulcanelli, Canseliet sia rimasto fedele alla memoria del maestro. Scoperto il furto degli appunti di Schwaller avrebbe dovuto, plausibilmente, interrompere l’opera di promozione della fama dell’alchimista. Egli si dimostrò invece sempre fedele alla memoria di Fulcanelli e sostenne inoltre che egli non era morto.
Nel 1953, Pierre Geyraud, nel suo L’Occultisme à Paris, racconta che nel 1936 (quattro anni dopo la presunta morte di Champagne), durante un banchetto in occasione della Festa del Sole e dei Fuochi di San Giovanni, Canseliet rispose alla domanda dello scrittore Rosny circa la vera identità di Fulcanelli: “Io non sono altro che il prefatore; Champagne è solo il disegnatore; e Fulcanelli è lo pseudonimo di un terzo personaggio che, per rispettare la regola del silenzio, non posso definire altrimenti. Fulcanelli vive ancora. E’ stato inviato dalla Fratellanza Bianca per agevolare l’evoluzione dell’umanità. E’ un vero Rosa-Croce. Si trova ora in Brasile, ora in Argentina, errando per il mondo alla maniera dei Rosa-Croce di un tempo: adesso è nel sud della Francia. E’ un vero maestro dai poteri straordinari”. A questa dichiarazione si aggiunge la successiva testimonianza di Canseliet dell’incontro con Fulcanelli, avvenuto, all’incirca, nel 1953. Canseliet sarebbe stato avvicinato da una conoscente che lo avrebbe condotto non lontano da Siviglia in una immensa proprietà che circondava una villa a cui si accedeva tramite una doppia scalinata e una terrazza. Fulcanelli era là ad aspettarlo e gli domandò se lo riconosceva. Canseliet assentì e i due scambiarono una breve conversazione. Tutti i residenti della casa sembravano, per i loro discorsi, le loro vesti, le loro sembianze, appartenere a una umanità che non viveva sul nostro stesso piano temporale, una società fuori del tempo, che si era fermata sulle soglie del XVII secolo! Lo stesso Fulcanelli avrebbe dovuto avere 113 anni.
Le leggende sulla sparizione, sui poteri e sulla longevità conseguita da Fulcanelli appartengono alla mitologia alchemica che ritroviamo con caratteristiche simili in diverse epoche e contesti geografici, dall’estremo Oriente all’Italia e alla Francia. Il mistero sulla vera identità di Fulcanelli rimane. Fulcanelli era davvero Champagne? Oppure dobbiamo credere a Canseliet, suo fedele seguace, per il quale un vero Iniziato si sarebbe nascosto dietro Champagne? Chi era questo Maestro? Canseliet intendeva forse Schwaller, che, all’epoca era ancora vivo? Ma se non era l’egittologo francese, chi era, e che fine avrebbe fatto? Fulcanelli vive ancora?