mercoledì 18 aprile 2012

IL GOLPE SILENZIOSO

L'ITALIA HA PERSO 
LA 
SOVRANITA' ECONOMICA
di Enrica Perucchietti



Chi controlla i controllori? si chiedeva Platone più di duemila anni fa. Sicuramente non i giornalisti.
Nessun organo di stampa ha notato che mentre l'opinione pubblica era concentrata sullo scandalo leghista e sui rimborsi elettorali, in Senato si stava per votare, dopo l'approvazione alla Camera, la modifica dell’art. 811 della Costituzione italiana per introdurre il cosiddetto pareggio di bilancio, e cioè l’obbligo per lo Stato di pareggiare costi e ricavi.
Nessun organo di stampa ha ribattuto la notizia neppure a cose fatte.
Basta fare un giro sul web per rendersi conto che coloro che avevano lanciato l'allarme e che si sono poi occupati di verificare con amarezza che la modifica era passata anche in Senato – modificando così la nostra Costituzione – sono blogger. Solo blogger.
E i giornalisti?
La domanda non è tendenziosa e la rivolgo ai colleghi in quanto giornalista. Perché il silenzio su un evento politico di capitale importanza?
Risulta evidente che non possa essersi trattato di una fatalità o di una mera coincidenza se tutti i Media si sono coperti gli occhi davanti a quanto stava succedendo a nostra insaputa.
Il golpe si è consumato nei palazzi di governo il 17 marzo 2012, consegnando la sovranità economica, monetaria e fiscale dell'Italia a un organismo esterno non eletto democraticamente:

Questa grave modifica della Costituzione non potrà essere sottoposta a referendum perché PD, PdL e Terzo Polo hanno insieme votato questa controriforma con una maggioranza dei due terzi impedendo così la possibilità di attivare il referendum secondo quanto prescrive l’art. 138.
Chi decide sulla Costituzione? L’UE e i parlamentari nominati dalle segreterie dei partiti. Si impedisce ai/alle cittadini/e di pronunciarsi su questa modifica di una articolo fondamentale per la vita sociale di tutti/e.
Come è possibile che centrodestra e centrosinistra votino insieme per cambiare la Costituzione? È un fatto gravissimo e allarmante: viene stravolta la costituzione fiscale, che si regge su un patto tra istituzioni e cittadini, e questi non sono chiamati a pronunciarsi2.

Così il titolare del blog “Il Jester” aveva proposto in anticipo un'ipotesi alternativa per spiegare la tempistica da taluni giudicata “sospetta” per lo scandalo padano: distrarre l'attenzione dalla modifica dell'articolo 81 in modo da non poter neppure suscitare proteste se non a cose fatte. L'allarme, infatti, è stato ribattuto dai blogger troppo tardi e solo dopo l'approvazione della modifica si è diffusa con amarezza la notizia:

Da oggi [17 marzo 2012] siamo in mano alle oligarchie bancarie e finanziarie che decideranno per noi le manovre economiche. I Governi che si succederanno e le consultazioni elettorali saranno solo un proforma, perché un organo estraneo, non eletto dai cittadini, potrà decidere le manovre economiche e stabilire gravose sanzioni a danno del nostro paese se non obbedirà.
Siamo alla svendita della nostra sovranità. I politici nostrani ci hanno buttati via, e lo hanno fatto senza consultarci, sfruttando il meccanismo costituzionale che evita il referendum costituzionale se la legge di riforma della Costituzione passa con una maggioranza dei 2/3 (art. 138 Cost.)3.

La modifica, richiesta a livello internazionale dal trattato noto come “Fiscal Compact”, è infatti volta a introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione: ciò significherà fornire una base di legittimità costituzionale alle politiche liberiste per rendere permanenti le misure di austerità imposte dai governi tecnici in Italia e in Grecia.
Come spiegava alla vigilia della votazione in Senato Paola Coppa,

Con la modifica dell’art.81 si impedisce allo Stato qualunque spesa sociale che ecceda la parità di bilancio, fra le entrate e le uscite annuali, contribuendo all’accentuarsi di una nuova e ulteriore curvatura in senso neoliberista delle politiche economiche delle classi dominanti, limitando drasticamente l’esercizio dei diritti fondamentali e democratici dello Stato. Verrebbero, dunque, a mancare le prerogative indispensabili per un governo libero di decidere e attuare una politica economica che non sia quella di seguire pedissequamente gli interessi dei mercati privati. Abbiamo visto come negli ultimi mesi del 2011, alla luce dei problemi finanziari che hanno investito l’area dell’Euro e a causa dell’aumento delle tensioni relative ai debiti sovrani degli Stati membri, sia stata più volte evidenziata l’esigenza di promuovere una riforma volta a introdurre nella Costituzione norme più stringenti al fine di conseguire gli obiettivi di finanza pubblica che derivano dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea4.

La modifica, in questo senso si legge ancora sul blog “Il Jester”

nasconde un terribile effetto: la consegna definitiva del nostro paese nelle mani delle oligarchie bancarie e finanziarie, perché con il pareggio di bilancio lo Stato non sarà più in grado di controllare e indirizzare l’economia nazionale attraverso le politiche anticicliche. La conseguenza è evidente: la nostra politica economica sarà gestita dal cosiddetto Fondo Internazionale Salvastati, dalla BCE e dalle oligarchie dei poteri finanziari mondiali che controllano i flussi di credito agli Stati tramite l’acquisto di titoli del debito pubblico (debito sovrano)5.

In questo modo si dovrà tenere conto delle «fasi avverse e favorevoli del Ciclo economico», senza però specificare chi sarà chiamato a operare questo forma di controllo. Per questo alcuni ricercatori in passato avevano lanciato l'allarme: se la modifica fosse stata approvata si sarebbe compiuta la cessione della sovranità economica all'UE, come auspicato pubblicamente da Draghi e Monti e Merkel.
Il Fiscal Compact era stato infatti firmato da Monti il 2 marzo 2012, discostandosi anche in questo caso dal precedente governo Berlusconi che si era dimostrato restio ad approvare la norma richiesta invece dall'UE.
Una delle conseguenze immediate del trattato sulla politica ed economia italiana sarà la legittimazione delle rigide regole introdotte da Monti e Fornero, in quanto il Fiscal Compact impone che il deficit degli Stati membri non superi in alcun modo il 3% del PIL. Per questo si parla di fine della sovranità economica nazionale in favore di quella transazionale, europea. Per questo Gran Bretagna e Repubblica Ceca non l'hanno sottoscritto.
In questo senso, osserva “Il Jester”,

...siccome lo Stato italiano ha un deficit stratosferico, questo impegno comporterà per il nostro paese manovre pesantissime per i prossimi anni e una previsione di crescita che è pari a zero, poiché lo Stato a questo punto non avrà più sovranità di politica economica, non potendo sforare i limiti imposti dal Fiscal Compact, pena l’applicazione di forti sanzioni.
Le opinioni degli economisti e degli osservatori politici sul punto peraltro si sprecano, e c’è chi ritiene che il Fiscal Compact determina la nostra fine come nazione e come Stato sovrano. Il che pare essere vero al di là dell’evidente pregio di una politica che tenga sotto controllo gli eccessi della spesa pubblica.

Così i siti web hanno commentato la notizia, «...da questo momento l’Italia ha perso completamente la sua sovranità. La Costituzione italiana è solo un proforma, e l’art. 1 di fatto è stato abrogato. Non siamo più uno Stato indipendente6». 
 
1 L’articolo 81 della costituzione disciplina le regole essenziali del bilancio dello Stato che rappresenta il documento contabile in cui vengono elencate le entrate e le spese relative all’attività finanziaria dello stato in un periodo di tempo determinato. Tale documento contabile è essenziale in quanto è attraverso il bilancio che si attuano le scelte operate dal governo circa gli obiettivi di politica economica (significato politico del bilancio); inoltre la Costituzione ha introdotto un controllo della gestione delle risorse pubbliche da parte del Parlamento, (controllo finanziario), poiché ex art. 72 ultimo comma, la legge di approvazione di bilancio è promulgata con “la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera”. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_81_della_Costituzione_italiana
2 http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o33510:e1
http://www.nodebito.it/
3http://www.iljester.it/vergogna-l-italia-oggi-ha-perso-la-sua-sovranita-approvato-il-pareggio-di-bilancio-lart-1-cost-e-morto.html
http://www.nocensura.com/2012/04/e-ufficiale-abbiamo-perso-la-sovranita.html
4 http://ildemocratico.com/2012/04/10/costituzionalizzazione-di-regole-europee-la-riforma-dell%E2%80%99art-81/
5 http://www.iljester.it/fiscal-compact-lo-scandalo-lega-arma-di-distrazione-di-massa-per-nascondere-la-mostruosa-modifica-dellart-81-cost.html
6 http://www.iljester.it/vergogna-l-italia-oggi-ha-perso-la-sua-sovranita-approvato-il-pareggio-di-bilancio-lart-1-cost-e-morto.html
http://www.nocensura.com/2012/04/e-ufficiale-abbiamo-perso-la-sovranita.html

venerdì 13 aprile 2012

"IL FATTORE OZ" in vendita da maggio

Da maggio in edicola in allegato con la rivista XTIMES e nelle librerie specializzate:

IL FATTORE OZ
ALIENI, SCIAMANESIMO E MULTIDIMENSIONALITA'

di
ENRICA PERUCCHIETTI

THE OZ FACTOR
ALIENS, SHAMANISM AND MULTIDIMENSIONALITY
by Enrica Perucchietti


SYNOPSIS
"Doors of Perception", as Aldous Huxley called them, capable of getting you in contact with supernal worlds, normally invisible, and with their inhabitants: do they really exist? Why, in altered states of consciousness, as a result of shamanic techniques or psychotropic substances (LSD, DNT, peyote, mescal, ayahuasca), does conscience get in contact with other worlds and creatures so real, which are beyond our normal plane of existence, thus becoming able to enter the information of the One-All or akashic field? What do spiritism, theurgic practices and modern channeling techniques have in common?
Moreover, why are the beings one encounters during such "experiences" identical to the elemental spirits, incubi, succubi, elves, dwarves, kobolds, jinns of the folklore, as well as the spirits of shamanism and the aliens of modern abductions?
Surgeries, sexual unions, tortures, hybridization, apocalyptic messages: behind the "mask" chosen for every different historical period, the alien abductions modus operandi is identical to the tales of unlucky wayfarers abducted by the Little People, to the shamanic spiritual journeys and to the traps orchestrated by tricksters, demons and jinns.
Quantum physics, holographic science and superstring theory are getting closer and closer to a Unified Theory of Everything which can confirm the ancient esotericists' intuitions and, on the other hand, can explain the reality we face in altered states of consciousness. Thus revealing the nature of the creatures that lean out of the multiverse and the millennary deception some of them operate towards the Souls of those who trust their manipulation and illusion plans.


BIOGRAPHY
Enrica Perucchietti lives and works in Turin as a journalist and writer. She graduated summa cum laude in Philosophy, with a research thesis in History of Religions about Alchemy; she left the academic career in order to become a television journalist. After several articles on national magazines and web portals, along with the publication of her first book, L'Altra Faccia di Obama, she decides to devote herself full-time to writing.




NEWS!

Da maggio in edicola con la rivista XTIMES e nelle librerie specializzate!

sabato 11 febbraio 2012

PRIMARIE USA: LE LOBBY CENSURANO RON PAUL

di Enrica Perucchietti
Il 14 dicembre 2007 il giornalista investigativo, ex agente KGB, Daniel Estulin rivelò di essere stato messo al corrente, da fonti interne ai servizi segreti statunitensi, dell’esistenza di un piano per eliminare il candidato repubblicano Ron Paul. Estulin spiegò che l’esponente della Destra Libertaria si stava spingendo troppo oltre, rischiando di diventare una vera e propria minaccia per i Gruppi di potere americani.
Le rivelazioni pubbliche di Estulin, diffuse a mezzo radio da Alex Jones, salvarono forse la vita a Paul che dopo la candidatura del 1988 tornava  in quei mesi alla ribalta: un “incidente” non sarebbe certo potuto passare inosservato. Se le rivelazioni di Estulin erano vere, siamo tenuti a credere che le lobby siano state costrette a cambiare strategia, adottando un atteggiamento di censura che ha raggiunto il suo apice con l’esclusione da parte di Fox News di Paul dal dibattito tra i candidati che si tenne il 6 gennaio 2008, nonostante egli fosse dato come uno dei protagonisti delle primarie in New Hampshire che si sarebbero tenute due giorni dopo. L’apice delle macchinazioni mediatiche però avvenne il 19 gennaio durante gli scrutini dei caucus in Nevada, dove Paul era riuscito a sorpresa ad affermarsi secondo con il 14% dei voti: la Fox, ancora una volta, nella grafica riassuntiva delle posizioni tralasciò di inserire il nome e la percentuale raggiunta da Paul, inserendo invece Mike Huckabee che si era affermato al quarto posto con l’8%. Voci di frodi si sono poi susseguite in Iowa e in altre contee del New Hampshire, dimostrando come il sistema si stava opponendo con tutti i mezzi alla candidatura di Paul.
La censura incontrata nel 2008 si sta ripresentando ora in merito alle nuove primarie che dovranno decidere quale sarà il candidato repubblicano che affronterà l’uscente Presidente Obama alle elezioni presidenziali del 6 novembre prossimo.
Chi non conosce Paul si starà chiedendo per quale motivo le lobby americane dovrebbero osteggiare il candidato repubblicano, che lo stesso McCain definì come «l’uomo più onesto del Congresso».
Medico ginecologo, classe 1935, Paul si è meritato diversi appellativi tra cui Dr. No, Mr. No e Campione della Costituzione per la sua battaglia a difesa dello spirito originario della Costituzione.
Oppositore dei Neocon, Paul appartiene alla corrente libertariana del partito repubblicano: è fautore del ripristino del sistema aureo e dell’abolizione della Federal Reserve, da lui considerata un organo incostituzionale; è propenso a un totale libero mercato, a una bassa, quasi nulla tassazione sul reddito e al taglio radicale delle spese militare.
Paul, infatti, è la nemesi dei vari Reagan, Clinton, Bush od Obama che si sono succeduti negli ultimi decenni, legati a Wall Street, alla massoneria, CIA, trilaterale, Bilderberg: è un non interventista e vorrebbe il ritiro immediato di tutte le truppe americano dal Medio Oriente e dall’Europa (compresa la fine dell’embargo su Cuba). Come se non bastasse è contrario alla pena di morte, ai provvedimenti di restrizione della privacy introdotti da George W. Bush e confermati da Obama, come il Patriot Act, e propone il ridimensionamento dell’FBI e della CIA.
A differenza di Obama che presentatosi sulle scene mondiali come un outsider della politica, un Messia multietnico che avrebbero racimolato finanziamenti via internet ma è stato invece sostenuto dalle lobby di Wall Street e dalla CIA, le campagne elettorali di Paul si sono davvero sviluppate tramite il web, tanto da aver spinto alcuni a dichiarare che «internet found Ron Paul». Per quanto sia diventato ormai un paladino dei diritti, la battaglia contro un Obama, che nella passata campagna elettorale spese 180 milioni $ soltanto in inserzioni pubblicitarie, è improba.
All’opposto della dottrina espansionistica Bush-Cheney, Paul vorrebbe riportare a casa tutte le truppe, dimostrandosi quel pacifista che Obama ha rivelato in breve tempo di non essere, tanto che il suo Premio Nobel alla Pace è stato messo in discussione con un’inchiesta che intende verificare eventuali pressioni sulla Giuria. Pressioni che porterebbero il marchio di quei Gruppi di potere che non possono permettere di veder affermarsi un politico integerrimo che, come Lincoln prima e JFK poi, si spingerebbe addirittura a eliminare la Federal Reserve e a ripristinare quel decreto presidenziale 11110 che riportando la parità aurea e facendo stampare direttamente dal Dipartimento del Tesoro la moneta, manderebbe in fumo i guadagni criminali provenienti dal signoraggio bancario che incide sul deficit pubblico che pesa sugli USA come una spada di Damocle e che, secondo la visione geopolitica del mentore di Obama, Zbigniew Brezezinski, impone che l’impero americano continui a espandersi per poter sopravvivere.

giovedì 2 febbraio 2012

ESQUIRE RUSSIA N. 73

http://esquire.ru/esquire-issue-73

Nel numero 73 di ESQUIRE RUSSIA di dicembre 2011 a pag. 94-95 si parla delle ricerche di Enrica Perucchietti in merito alla morte di Osama bin Laden e di Bill Warren, l'archeologo subacqueo che sta organizzando una missione per ritrovare il corpo gettato nel Mare Arabico dai Navy Seals e dimostrare che in realtà non appartiene a Bin Laden.

lunedì 14 novembre 2011

CON MARIO MONTI L'ITALIA VERSO UN NWO?

La Sindrome da Cavallo di Troia. 
Come manipolare la masse offrendo loro un falso salvatore, dopo aver causato il danno. 
I casi Monti e Papademos.
di Enrica Perucchietti
http://ildemocratico.com/2011/11/13/con-monti-litalia-verso-il-Nuovo-Ordine-Mondiale-nwo/

Rubando una citazione prosaica a Giulietto Chiesa, vi spiego perché con la nomina dell’economista e uomo di punta della Commissione Trilaterale, del Club Bilderberg e della Goldman Sachs, Mario Monti, “Siamo fottuti”. L’Italia commissariata, non sta soltanto mettendo in svendita i propri beni, ma sta aprendo le porte a un governo sovranazionale di quella oligarchia che intende - su sua stessa ammissione - costituire un Nuovo Ordine Mondiale. Che ciò debba avvenire tra un mese, un anno o un decennio, poco importa: ci siamo già dentro e i vari Draghi, Lagarde, Strauss Kahn, Monti, Tremonti, Papademos non sono altro che pedine di questa articolata trama.
Hic rodhus, hic salta.

Per conquistare Troia e darla alle fiamme dopo un inutile assedio durato un decennio, gli Achei finsero la disfatta per introdurre nella cittadella il Cavallo di legno. I Troiani, sfiancati dall’accerchiamento, accolsero la macchina da guerra credendola un “dono” divino. Non potevano immaginare che dentro il Cavallo si nascondessero i nemici pronti a espugnare Troia con l’inganno. Se è stato un inganno a segnare la fine di Troia, un altro raggiro sta per mettere fine “dal di dentro” alla sovranità nazionale italiana (e greca). Lo stratagemma è altrettanto sofisticato: indurre artificialmente la crisi per far subentrare uomini scelti a risolverla. Si sa, le masse adorano illudersi di essere salvate: è la Sindrome da Cavallo di Troia. Ce l’ha confermato recentemente il bluff Barack Obama che predicava il cambiamento e invece dopo aver ingannato milioni di elettori ha seminato altre guerre e disastri sulla strada segnata da Clinton e Bush. I più alienati degenerano nella Sindrome di Stoccolma rimanendo ancorati ai loro aguzzini – e infatti continuano a votarli!
Non è complottismo, è la realtà dei fatti.
Lo avevamo predetto tre mesi fa in una precedente inchiesta (http://ildemocratico.com/2011/08/08/inchiesta-attacco-speculativo-allitalia-chi-vuole-eliminare-berlusconi/): l’attacco speculativo dei mercati italiani per far crollare Berlusconi – reo di aver privilegiato nella sua politica estera Russia e Libia - e insediare una fedele pedina della Casta americana. A pochi giorni dall’identica caduta di Papandreu e la conseguente nomina di Lucas Papademos, stiamo assistendo all’insediamento del governo tecnico di Mario Monti. L’incarico al neo senatore a vita è stato proposto a sorpresa proprio dal Presidente Giorgio Napolitano che, guarda caso, a margine dei festeggiamenti del 4 novembre del 2007 aveva auspicato in una conferenza stampa, “la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale”. Basta seguire i corsi e ricorsi storici per imparare i meccanismi di quella oligarchia finanziaria sovranazionale che tira le fila dell’Agenda politica ed economica mondiale. Sia Papademos che Monti sono subentrati per realizzare misure che non sono state né dibattute dalle istituzioni, né sottoscritte dal consenso popolare.
Che cosa sappiamo realmente su di loro?

Entrambi appartengono alla plutocrazia mondiale. Entrambi sono membri della Commissione Trilaterale dei Rockefeller, del Club Bilderberg, e più in generale pedine della finanza israelo-americana.
La formazione consolidata da una lunga permanenza negli Stati Uniti ha permesso loro di entrare in contatto con l’alta finanza e con lo stratega polacco Zbigniew Brzezinski, già consigliere di Jimmy Carter, amico intimo di Christine Lagarde (attuale capo del Fondo Monetario Internazionale dopo lo scandalo sessuale e le dimissioni forzate di Strauss-Kahn), infine mentore di Barack Obama.

Papademos  ha lavorato alla Federal Reserve Bank di Boston nel 1980 prima di diventare economista capo della Banca Nazionale greca, infine vice governatore nel 1993 e governatore l’anno successivo: è stato proprio costui a traghettare la Grecia dalla dracma all’euro. Destino vuole che sia stato richiamato per sanare i danni che ha contribuito a creare… Dal 2002 al 2010 è stato infatti anche vice presidente della BCE.

Seguendo invece le orme di Mario Draghi, Monti è entrato nel 2005 alla Goldman Sachs come International Advisor, nonché come presidente di un’altra lobby, la belga Bruegel. Quest’ultimo think thank fondato nel 2005 è un gruppo di comando composto da esponenti di spicco di 16 Stati e 28 multinazionali. Tra cui troviamo le stesse che hanno finanziato la campagna elettorale di Barack Obama o che meritano uno scranno nelle riunioni blindate del Club Bilderberg: Microsoft, Google, Goldman Sachs, Samsung, la Borsa di New York (Nyse), l’italiana Unicredit, etc. Sarà questa esterofilia che ha portato Monti a entrare come Advisor anche nella Coca Cola company…
Come membro dei Bilbderg e della Goldman Sachs è impossibile che non fosse a conoscenza dei rischi della deregulation e della conseguente bolla finanziaria che ha causato il crollo dei mercati, trascinando sul baratro della bancarotta il Paese e l’Europa intera. Con il senno di poi si chiarisce che cosa intendevano alcune mosche bianche – primo tra tutti lo storico Webster Tarpley - quando cercavano di allertare la popolazione dal rischio che Goldman Sachs e soci si nascondessero dietro all’ondata di speculazioni che ha innalzato lo spread del nostro Paese causando così la caduta del Governo Berlusconi. Già, perché  per decretare l’addio al premier italiano non sono bastati gli scandali, i festini, le intercettazioni: c’è voluta una “spinta” dall’esterno, proprio come avevamo previsto tre mesi fa. Una “spinta” ben manovrata dalle lobbies americane: sembra proprio che gli uomini della Goldman Sachs abbiano il compito di innescare le crisi per poi proporsi di risolverle “a modo loro”. Con Monti e Papademos – accolti come salvatori - vedremo come. Ma il rischio che si rivelino presto come Cavalli di Troia è dietro l’angolo: è il loro curriculum a parlare.

Ci troviamo così di fronte a due ennesimi uomini dell’oligarchia finanziaria sovranazionale, insediati senza consenso popolare – quindi fuori dai meccanismi che la democrazia richiederebbe – alla guida di due Paesi all’interno dell’UE.
Ma la colpa è anche nostra che nell’ultimo ventennio di mancate riforme abbiamo subito passivamente lo sfascio della politica, arroccandoci tra i sostenitori e i critici di Berlusconi, convinti che il Male assoluto fosse Berlusconi mentre la sinistra si impegnava ad autoflagellarsi tra mancanza assoluta di idee e di carisma. Non abbiamo ancora capito che l’ottica del Divide et Impera fa comodo soltanto a quell’1% che ci governa in silenzio. Divisi e senza proposte ci siamo fatti trascinare dall’ondata di speculazioni artificiali e di manovre sotterranee create ad hoc dalle lobbies finanziarie, da quei Gruppi di Potere che non abbiamo ancora imparato a riconoscere, proprio perché non hanno colore politico, religione, etichetta o bandiera.

venerdì 21 ottobre 2011

LA MORTE DI GHEDDAFI

di Enrica Perucchietti

È morto tra le macerie del suo sogno politico, della sua utopia fatta di sangue e resistenza.
Del sangue della rivoluzione, delle guerre, degli omicidi “politici”.
Della resistenza al capitalismo occidentale, all’integralismo islamico, ai complotti della CIA, ai missili francesi, al modello di democrazia Made in U.S.A.
Il Colonnello Muhammar Gheddafi è rimasto fedele fino all’ultimo a quel personaggio shakesperiano che si era cucito addosso: ci sono voluti dei giovani ribelli per gettare nella polvere un quarantennio di storia, senza il rispetto che una vita umana dovrebbe comunque avere, senza la deferenza che perfino noi gli attribuivamo alla vigilia del conflitto.
Perché nel bene e nel male quell’uomo preso a calci e ucciso con un colpo alla tempia sinistra è stato uno dei protagonisti assoluti della storia del XX secolo. Neppure il disprezzo dimostrato dagli uccisori ha intaccato la figura del combattente che non è scappato con la cassa o si è travestito da straniero per fuggire all’estero: nessun cappotto ha mascherato il raiss, che ha preferito farsi uccidere piuttosto che lasciare il suo Paese. Ma noi occidentali con una memoria sempre troppo breve – Frattini fino a qualche mese fa indicava la Libia come un modello da seguire per i Paesi Africani – abbiamo negato al dittatore il processo che meritava, forse per mettere a tacere la sua verità. Abbiamo delegato dei combattenti a ucciderlo e deriderne la salma per non macchiarci le mani di altro sangue. Perché se la storia la scrivono i vincenti, non c’è spazio per personaggi scomodi come il Colonnello: si preferisca lasciar vivere umenicchi farseschi e senza midollo come i vari Mubarack o Ben Alì, la cui ingordigia si è dimostrata all’altezza solo della loro viltà.
Ora rimane lo spazio vuoto lasciato dall’ennesimo conflitto voluto dall’imperialismo europeo e benedetto da quello americano. Alle soglie delle Presidenziali, Obama può vantarsi di aver fatto tagliare la testa al Serpente (Osama bin Laden) e di aver fatto eliminare fisicamente Gheddafi in quella che solo un Premio Nobel per la Pace può definire una “non guerra”: un conflitto che è durato mesi, ha portato a un governo di transizione di cui sappiamo poco o nulla, a nuovi appalti per la ricostruzione di un Paese in ginocchio, a nuovi contratti per il petrolio libico, alla privatizzazione della Banca libica che sotto Gheddafi era pubblica e imprestava soldi per la costruzione di infrastrutture senza interesse... In breve, una “non guerra” fatta di sangue, morti, polvere, bombardamenti e distruzione che ora apre le danze alla guerra civile che squasserà la Libia ma che ha riallineato il Paese alla politica di dominio occidentale.
Se Gheddafi con il suo terzomondismo è stato anche un dittatore sanguinario, il modello americano di democrazia “da esportazione” - che da Paese “civile” punisce ancora chi lo “merita” con la pena di morte – è dovuto ricorrere per l’ennesima volta alla violenza per detronizzare un ex alleato.
Stupisce che nel giro di un paio di giorni ci si sconvolga se le manifestazioni di protesta di piazza degenerano in violenza – anche se evidentemente pilotate per poter attuare un giro di vite sul controllo pubblico, vedasi la proposta della Legge Reale -  mentre si acclama la morte di un dittatore – ma sempre un uomo si tratta – preso a calci durante l’agonia.
Se è vero che la storia è scritta dai vincenti, la violenza dovrebbe essere condannata sempre, non accettata se chi la commette si presenta come “democratico”, sebbene all’attivo abbia due conflitti in corso, un terzo in Libia, appunto, e l’uccisione senza corpo dello Sceicco del Terrore. Non è che gli americani, o noi europei in generali siamo molto più “civili” del defunto raiss. Per vendicare un presunto attentato andiamo a bombardare Paesi che a male sapremmo indicare su un mappamondo, abbassando lo sguardo davanti alle immagini dei bombardamenti, delle città ridotte alla polvere, dei civili affamati o brutalmente scambiati per bersagli militari. Il nostro senso di solidarietà si scompone solo per sconvolgerci e imbastire funerali di Stato se un nostro militare muore in un attentato, per poi tornare in quel limbo di indifferenza che contraddistingue le giornate dell’occidentale medio che della guerra in Iraq, in Aghanistan o in Libia non ha tempo né voglia di sentir parlare.  
Almeno nel caso di Gheddafi non ci sarà nessuna Antigone a cercarne il corpo, nessun complottista a dubitare della morte. Le immagini dello strazio del cadavere hanno fatto il giro del mondo. Dopo la sorpresa per la fine improvvisa di un pezzo di storia, le lacrime o gli applausi dovrebbero scemare per lasciare spazio all’eco delle notizie sul futuro del Paese.
Sempre che la storia anche in questo caso non venga riscritta dal più forte. In ogni caso la storia ci troverà indaffarati per cogliere le discromie che la censura di Stato impone alle future generazioni.